Public review of the book "The secret of Mary ... and Other Stories" by Angelo Chiarelli.
The book teaches us not to marry the collective moral, to rise above the common sense and be men, expressing their opinion "without hypocrisy and false ornaments. The stories are characterized by strong colors and talk about people living on the margins of society, because only the opinion of others is too short-sighted seguire l’ottica di uno sguardo che guarda in una direzione leggermente diversa dalla propria.
Il primo racconto parla dell’omosessualità femminile, ancora più nascosta di quella maschile, forse perché l’emancipazione delle donne non si è spinta sino all’orientamento sessuale. Le protagoniste (Maria e Chiara) vivono un amore felice, intimo, ma devono fare il conti con la morale dilagante. Maria è costretta a scappare, Chiara a nascondersi a fare un vita da reietto, con l’unica accusa di aver amato. Allora, mi chiedo, sono false promesse quelle del versetto evangelico che dice “Le è perdonato molto, perché molto ha amato”?
Forse sì, maybe the world can not share the love, because no one tries it more truly, and for this reason we must persecute those who love each other unconditionally. I do not know where I read that "only those with strong cries so afraid, but I think that there is no phrase more suitable to explain the concept I want to express. This book is still a lot, yet has experienced the same fate of its protagonists. It has been criticized of sadness, only portray situations "extreme" and not consider the "normal", the serenity that many people can achieve.
In 1830, Henri Beyle (better known as Stendhal) in his capolavoro “Il rosso e il nero” diceva : “Eh, signori, un romanzo è uno specchio che uno porta lungo una strada. Ora riflette l'azzurro dei cieli, ora il fango dei pantani” e di certo non si potrà accusare lo specchio (ovvero lo scrittore) di riflettere il fango, perché è inevitabile, esso esiste e la sua immagine si rifletterà sulla superficie dell’oggetto. Ogni cosa deve essere raccontata. Compito dello scrittore è ritrarre la realtà, ma non con fedeltà assoluta (in questo modo si farebbe il gioco della società), ma secondo il suo punto di vista; lo scrittore vive per dare voce a chi non ce l’ha, per codificare le urla e farne delle proteste ben percepibili.
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